- Palmi
- Seminara
- Melicuccà
- Acquaro di Cosoleto
- Delianova
- Sant'Eufemia d’Aspromonte
La Costa Viola, tratto di litorale che si estende fino a Villa S. Giovanni ed
è così chiamato per il colore violaceo del suo mare, inizia a
Palmi, moderna cittadina con grandi piazze e larghi viali
situata su un terrazzo sporgente nel mare, all'estremità nord-occidentale
dell'Aspromonte dominata dal monte Sant'Elia. Le prime notizie storiche di Palmi
risalgono al 1310, ma le sue origini sono forse del X secolo, quando essa nacque
come rifugio degli abitanti di Taurianum, antica città romana distrutta nel 951
dai Saraceni. La bellezza del luogo è resa particolarmente attraente dalla varia
e ricca vegetazione di cui è doveroso citare le rigogliose palme, i giardini di
aranci, gli ulivi dalle forme imprevedibili. Tappa fondamentale nella cittadina
rimane la Casa della Cultura "Leonida Rèpaci", punto di riferimento culturale
non soltanto per la città, ma per tutta la Calabria e non solo. In essa sono
ubicati i locali della Biblioteca comunale “Domenico Topa” ricca di volumi e di
opere sulla Calabria e il Mezzogiorno d’Italia; del Museo civico di etnografia e
folklore “Raffaele Corso”, inaugurato nel 1955 e intitolato all’illustre
etnologo e folclorista R.Corso di Nicotera (1883-1965), in cui si trova un’ampia
e importante scelta di oggetti folcloristici calabresi; del Museo civico
“Francesco Cilea e N. A. Manfroce” inaugurato nel 1962 e che custodisce la
biblioteca musicale di del palmese Francesco Cilea (1866-1950); la sezione
dedicata all’Antiquarum “Nicola de Rose” che raccoglie materiali (reperti
fittili, metallici e marmorei; epigrafi, mattoni greci e romani con bollo,
un'ancora, una raccolta di monete, lucerne e un frammento di pittura parietale
da una villa romana) provenienti prevalentemente da Taureana databili in un arco
cronologico compreso tra il VII a.C. e l'XI d.C. Da segnalare inoltre la Chiesa
Madre, la Chiesa del Soccorso, la Chiesa del Rosario, il Santuario della Madonna
del Carmine, in località Pietrenere i ruderi della Torre delle Pietre Nere, in
località S. Fantino la Torre di S. Francesco, il Monumento a Cilea, il Castello
di Tauriana di cui rimangono i resti della saldissima costruzione nei pressi
della Torre di Vedetta. A pochi chilometri dalla cittadina è posto il Lido di
Palmi che, al centro di una bella insenatura di finissima sabbia circondata da
suggestive scogliere, ospita stabilimenti balneari ben attrezzati, moderni
alberghi e ottimi ristoranti.
Da Palmi, dopo soli 3 km è possibile giugere a Seminara,
cittadina fondata, secondo molti studiosi, tra il settimo e l’ottavo secolo
dalla vicina Taureana gravemente danneggiata dalle varie scorrerie dei Saraceni
d’Africa e dei Longobardi. Situata nell’estremo versante tirrenico della
Calabria, Seminara rivestì anticamente una grande importanza militare, politica
e commerciale trovandosi in una posizione di grande transito. Attraversata dalla
via Popilia (la grande arteria che in epoca romana collegava Roma con Reggio
Calabria), la città poteva controllare un vasto territorio attraverso il quale
gli eserciti erano obbligati a transitare per raggiungere la Sicilia. Per tale
motivo nel tempo si circondò di valide mura di cinta con quattro porte turrite
ed un munito castello dal quale la città prese il nome prima di Castellum ed in
seguito Civitas Seminaria, Oppidum Seminaria e Castrum Seminaria. Testimonianza
della viva fede religiosa e del potere ecclesiale che gestiva gran parte della
vita pubblica è lo straordinario numero di chiese e conventi esistenti dentro e
fuori le mura della città. Al centro del cittadina si erge il santuario delle
Madonna dei Poveri che custodisce la Sacra Immagine della Madonna, meta e culto
di molte popolazioni della provincia reggina, della Calabria e della Sicilia.
L’opera, rappresentante la Madonna col Bambino Gesù, è una vetustissima statua
in legno di coloro nero ("Nigra sed formosa"), alta poco più di 90 centimetri,
di fattura orientale e portata a Taureana da monaci Basiliani approdati nei
nostri lidi quando l'Imperatore Leone l'Isaurico, nell'VIII secolo, ordinò la
distruzione di tutte le Immagini Sacre. E' noto che allora molti di questi
religiosi, scappando dalla Cappadocia e rifugiandosi in occidente, cercarono di
mettere in salvo quanto di più prezioso ritenevano dover sottrarre alla lotta
iconoclastica. Altra meta di interesse è la chiesa di San Marco che custodisce
una pala marmorea raffigurante l’Epifania. L’opera, che si prensenta come uno
dei più significativi e pregevoli prodotti di epoca rinascimentale, fu scolpita
da ignoti artisti nei primi anni del ’500. Lasciata Seminara e procedendo sulla
SS 112 per 6 chilometri in direzione sud, si giunge a
Melicuccà. Il paese, che sorge su un declivio e sovrasta un
paesaggio dominato dalla presenza costante dell’ulivo, si presume sia di origine
bizantine. La sua edificazione risale al 650 d.C e il suo nome originario,
Grecìa, fu mantenuto sino al 1700, data in cui assunse l'attuale denominazione,
che probabilmente deriva da una pianta greca, il "melicoccon". Melicuccà fu
feudo di diversi nobili Casati fino al 1806, data in cui divenne Comune. A soli
12 chilometri di distanza da Melicuccà, percorrendo la SS 112 e oltrepassando il
centro di San Procopio (nella cui chiesa del Rosario è possibile ammirare
la statua marmorea della Madonna con il Bambino del 1532) si giunge ad
Acquaro di Cosoleto, che deve la sua fama al santuario intitolato a San
Rocco. Qui è conservata un’immagine del santo che è meta di continui
pellegrinaggi da parte dei fedeli perchè ritenuta miracolosa. . Seguendo sempre
la SS 112, in questo tratto costeggiata da ulivi secolari e boschi di castagno,
si giunge a Delianova, definita la “porta dell’Aspromonte”. Questo
centro, che sorge sull’alta valle del torrente Diverso, si proietta,
dominandola, sulla sconfinata distesa di ulivi della Piana di Gioia Tauro. Nel
centro storico si trovano numerosi palazzi nobiliari, caratterizzati da portali
monumentali realizzati in pietra verde che testimoniano la grande abilità dei
maestri scapellini attivi nella zona. La chiesa parrocchiale di Delianova,
dedicata a San Nicola, custodisce un’interessante statua risalente al XVI
secolo, che rappresenta la Madonna della Visitazione e una colonnina di
marmo alabastrino databile al secolo XIV. Nella parte del paese è ubicata la
chiesa dell’Assunta, di stile neo rinascimentale che ospita una statua in marmo
dell’Immacolata della fine del XVIII secolo, una scultura lignea raffigurante
San Giuseppe ed una tela raffigurante l’Assunzione, data al XVIII
secolo. Lasciata Delianova, percorrendo ancora la strada statale per circa sette
chilometri, si arriva a Sant’Eufemia d’Aspromonte, attiva cittadina circondata
da fitti boschi di castagno. Ad avvalorare la tesi di una origine antica di Sant’Eufemia vi sono numerosi reperti archeologici rinvenuti nel suo territorio:
monete di bronzo dell’età romana, anfore, oggetti vari e addirittura un coltello
di silice. Il paese s’ingrandì dall’epoca della dominazione bizantina in poi, e
quasi sicuramente in seguito alla fondazione di vari monasteri basiliani nella
zona, tanto che alcuni studiosi sono del parere che Sant’Eufemia nacque proprio
dai nuclei di contadini e domestici assemblatisi intorno a questi monasteri.
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