ITINERARIO VIOLA - REGGIO

BEATO PADRE CATANOSO

Il Santuario del Volto Santo sorge nel rione reggino di Spirito Santo, la sua edificazione fu voluta dal Beato Padre Catanoso ma venne costruito dopo la sua morte. Il tempio fu consacrato nel 1972 ed elevato a Santuario nel 1998. Il Santuario è meta continua di pellegrinaggi. Accanto al Santuario sorge la casa generalizia delle Suore Veroniche del Volto Santo ,Ordine fondato dal Beato Padre.
Il Beato Padre Catanoso nacque a Chorio di San Lorenzo il 14 febbraio del 1879. Ordinato sacerdote, svolse la sua opera a Pentadattilo per 17 anni (1904-1921). Dal 1921 operò nella parrocchia della Candelora a Reggio Calabria. Il Beato operò sempre dedicando la sua attenzione ai più poveri e miseri del territorio. Divenne il "Padre Aspromontano" che percorreva i difficoltosi sentieri per incontrare ammalati, anziani, bambini, poveri. Egli stesso affermava che il suo cammino terreno non dovesse essere diretto verso la conquista degli onori sacerdotali ma dovesse percorrere le "ripide vie sassose dell'amore" che lo portavano verso i miseri.
Preghiera, contemplazione, umiltà e carità ispirarono la sua missione intesa come dono di se agli altri e soprattutto ai poveri e bisognosi. Nel 1934 fondò la congregazione religiosa delle Suore Veroniche del Volto Santo, Ordine che doveva accogliere le suore desiderose di operare con umiltà e dedizione tra i più poveri. Successivamente avviò l'Opera dei Chierici Poveri con l'intento di sostenere i ragazzi privi di mezzi che volessero accostarsi alla vita sacerdotale. Morì il 4 aprile del 1963, il giorno stesso della sua morte , una suora del suo Ordine venne miracolosamente guarita da una grave malattia che durava da oltre 21 anni. La fama di santità da allora accompagnò sempre il ricordo del Padre a cui si rivolgono sempre i fedeli del territorio ionico reggino meridionale. Venne beatificato il 4 maggio del 1997. Nel 2002 la guarigione miracolosa di una signora colpita da meningite aprì al Beato la via degli altari.
Verrà santificato il 23 ottobre del 2005.

S. LEO: UN SANTO PER DUE CITTA'
S. Leo fu un monaco asceta italo-greco, prese i voti nel monastero di Africo Vecchio poi,dopo aver vissuto in Sicilia, ritornò sulle montagne tra Bova ed Africo dove visse in solitudine. Non si hanno notizie certe sulla nascita(V sec. o XI-XII sec.) né sul luogo della morte che entrambi i paesi rivendicano. Con certezza gli vengono attribuiti il mestiere di boscaiolo, la dedizione ai poveri e bisognosi per i quali lavorava e compiva miracoli e la capacità di liberare gli indemoniati. IL MIRACOLO DI S. LEO - Il Santo è raffigurato con la scure in mano: con essa praticava dei tagli a forma di V sulla corteccia degli alberi, dal taglio veniva fuori la pece che il santo trasformava in pane per i bisognosi.

LEGENDA

ASCETISMO BASILIANO
Nel periodo delle lotte iconoclaste numerosi monaci greco-ortodossi, in fuga dai loro centri d'origine, giunsero sull'attuale territorio reggino dove trovarono rifugio nelle numerose grotte che i versanti montani offrivano. Il loro modello di vita venne seguito da numerosi giovani del territorio che si dedicarono alla vita monastica e che vengono definiti monaci italo-greci. L'ideale supremo dei monaci era l'"hesychìa", la contemplazione nella tranquillità e nel silenzio. Vivevano dedicandosi alla contemplazione, pregando e lavorando; la loro alimentazione consisteva in bacche e verdure crude, si immergevano nelle fredde acque di fiumi e torrenti, si dedicavano allo studio dei testi sacri, operavano miracoli. Gli elementi caratterizzanti la loro vita quotidiana (contemplazione, preghiera, solitudine, lavoro) sono i punti cardine della Regola di San Basilio. La maggior parte dei monaci trascorse la propria vita passando dalla forma ascetica alla forma cenobiale. Spesso, fondati i cenobi, continuavano a vivere in ascesi spostandosi in altri luoghi. Gli asceti divennero sempre punti di riferimento per gli abitanti dei territori dove si stabilivano ai quali insegnarono a lavorare e coltivare la terra (essi stessi univano all'ascesi il lavoro svolto per il sostentamento dei più poveri), trasmisero lo studio delle discipline religiose, letterarie e scientifiche. AREA GRECANICA - E' il territorio che si estende sull'estremità meridionale della provincia e comprende Bova, Roghudi, Gallicianò e Roccaforte del Greco. E' l'area dei " Greci di Calabria" nella quale sopravvivono la lingua e le tradizione delle antiche comunità greche che si stabilirono in Calabria.Per molto tempo la lingua parlata fu il grecanico le cui tracce si rinvengono ancora oggi dovunque ( nella segnaletica, nell'idioma degli anziani, nelle antiche nenie ancora in uso in particolari manifestazioni…..)