ITINERARIO VIOLA - AFRICO
S. LEO

Africo Nuovo è un piccolo centro abitato della costa ionica presso Capo Bruzzano. Il paese fu fondato dopo le alluvioni del 1951 e del 1953 dagli abitanti di Africo Vecchio centro situato sul torrente Casalnuovo, ed oggi disabitato, che era stato fondato nel IX sec. a. C. dagli abitanti della colonia locrese di Delia. Gli Africesi venerano S. Leo come loro protettore.
Ad Africo Nuovo, nella Chiesa di S. Leo, sono custodite le reliquie del Santo che viene festeggiato il 12 maggio.
Ad Africo Vecchio, nella suggestiva località Mingioia, contornata dalle cime dei versanti aspromontani e da boschi di querce secolari, si trova l'antica chiesetta di S. Leo, il 5 maggio ci si reca in pellegrinaggio risalendo da Africo Nuovo per i sentieri montani.

nei dintorni: Samo

Percorrendo la vallata della Fiumara La Verde si giunge a Samo dove si possono visitare le rovine di Palecastro (magnogreca) e di Precacore (medievale).

S. LEO: UN SANTO PER DUE CITTA'

S. Leo fu un monaco asceta italo-greco, prese i voti nel monastero di Africo Vecchio poi,dopo aver vissuto in Sicilia, ritornò sulle montagne tra Bova ed Africo dove visse in solitudine. Non si hanno notizie certe sulla nascita(V sec. o XI-XII sec.) né sul luogo della morte che entrambi i paesi rivendicano. Con certezza gli vengono attribuiti il mestiere di boscaiolo, la dedizione ai poveri e bisognosi per i quali lavorava e compiva miracoli e la capacità di liberare gli indemoniati.
IL MIRACOLO DI S. LEO - Il Santo è raffigurato con la scure in mano: con essa praticava dei tagli a forma di V sulla corteccia degli alberi, dal taglio veniva fuori la pece che il santo trasformava in pane per i bisognosi.

LEGENDA

ASCETISMO BASILIANO
Nel periodo delle lotte iconoclaste numerosi monaci greco-ortodossi, in fuga dai loro centri d'origine, giunsero sull'attuale territorio reggino dove trovarono rifugio nelle numerose grotte che i versanti montani offrivano. Il loro modello di vita venne seguito da numerosi giovani del territorio che si dedicarono alla vita monastica e che vengono definiti monaci italo-greci. L'ideale supremo dei monaci era l'"hesychìa", la contemplazione nella tranquillità e nel silenzio. Vivevano dedicandosi alla contemplazione, pregando e lavorando; la loro alimentazione consisteva in bacche e verdure crude, si immergevano nelle fredde acque di fiumi e torrenti, si dedicavano allo studio dei testi sacri, operavano miracoli. Gli elementi caratterizzanti la loro vita quotidiana (contemplazione, preghiera, solitudine, lavoro) sono i punti cardine della Regola di San Basilio. La maggior parte dei monaci trascorse la propria vita passando dalla forma ascetica alla forma cenobiale. Spesso, fondati i cenobi, continuavano a vivere in ascesi spostandosi in altri luoghi.
Gli asceti divennero sempre punti di riferimento per gli abitanti dei territori dove si stabilivano ai quali insegnarono a lavorare e coltivare la terra (essi stessi univano all'ascesi il lavoro svolto per il sostentamento dei più poveri), trasmisero lo studio delle discipline religiose, letterarie e scientifiche.
AREA GRECANICA - E' il territorio che si estende sull'estremità meridionale della provincia e comprende Bova, Roghudi, Gallicianò e Roccaforte del Greco.
E' l'area dei " Greci di Calabria" nella quale sopravvivono la lingua e le tradizione delle antiche comunità greche che si stabilirono in Calabria.Per molto tempo la lingua parlata fu il grecanico le cui tracce si rinvengono ancora oggi dovunque ( nella segnaletica, nell'idioma degli anziani, nelle antiche nenie ancora in uso in particolari manifestazioni…..)