ITINERARIO VIOLA - SEMINARA
S. ELIA IL GIOVANE

Il "paese delle ceramiche" fu fondato nell'VIII sec. e sorse come centro di riparo dei profughi che lasciarono Taureana in seguito all'assalto di Mori e Saraceni. Come in molti altri posti del territorio, la presenza dei monaci basiliani influì notevolmente sugli abitanti del luogo influenzandone sia le attività economiche sia la religione. S. Elia il Giovane vi fondò il monastero nel quale in seguito arrivò San Filareto. Il monastero di S. Filareto (X sec.) fu un centro attivo di cultura nel quale si formarono Barlaam (monaco basiliano, astronomo, matematico,teologo del 1300) e Telesio (1500). Le reliquie di San Filareto sono conservate nel Santuario della Madonna dei Poveri.
Per molto tempo Seminara ebbe un ruolo di grande prestigio sia politico che religioso su tutto il territorio circostante. Ebbe notevole importanza commerciale in quanto attraversata dalla via Popilia che collegava la via Appia con Reggio Calabria. Nel 1535 Carlo V, percorrendo la strada commerciale, sostò a Seminara e sino a qualche tempo fa l'evento veniva ricordato con "il Carro della Bruna", manifestazione popolare in costume.
In contrada S. Anna è stata recentemente consacrata la nuova Chiesa Greco-Ortodossa di S. Elia Il Giovane e S. Niceforo nella quale una volta al mese viene celebrata la Divina Liturgia.

S. LEO: UN SANTO PER DUE CITTA'
S. Leo fu un monaco asceta italo-greco, prese i voti nel monastero di Africo Vecchio poi,dopo aver vissuto in Sicilia, ritornò sulle montagne tra Bova ed Africo dove visse in solitudine. Non si hanno notizie certe sulla nascita(V sec. o XI-XII sec.) né sul luogo della morte che entrambi i paesi rivendicano. Con certezza gli vengono attribuiti il mestiere di boscaiolo, la dedizione ai poveri e bisognosi per i quali lavorava e compiva miracoli e la capacità di liberare gli indemoniati. IL MIRACOLO DI S. LEO - Il Santo è raffigurato con la scure in mano: con essa praticava dei tagli a forma di V sulla corteccia degli alberi, dal taglio veniva fuori la pece che il santo trasformava in pane per i bisognosi.

LEGENDA

ASCETISMO BASILIANO
Nel periodo delle lotte iconoclaste numerosi monaci greco-ortodossi, in fuga dai loro centri d'origine, giunsero sull'attuale territorio reggino dove trovarono rifugio nelle numerose grotte che i versanti montani offrivano. Il loro modello di vita venne seguito da numerosi giovani del territorio che si dedicarono alla vita monastica e che vengono definiti monaci italo-greci. L'ideale supremo dei monaci era l'"hesychìa", la contemplazione nella tranquillità e nel silenzio. Vivevano dedicandosi alla contemplazione, pregando e lavorando; la loro alimentazione consisteva in bacche e verdure crude, si immergevano nelle fredde acque di fiumi e torrenti, si dedicavano allo studio dei testi sacri, operavano miracoli. Gli elementi caratterizzanti la loro vita quotidiana (contemplazione, preghiera, solitudine, lavoro) sono i punti cardine della Regola di San Basilio. La maggior parte dei monaci trascorse la propria vita passando dalla forma ascetica alla forma cenobiale. Spesso, fondati i cenobi, continuavano a vivere in ascesi spostandosi in altri luoghi. Gli asceti divennero sempre punti di riferimento per gli abitanti dei territori dove si stabilivano ai quali insegnarono a lavorare e coltivare la terra (essi stessi univano all'ascesi il lavoro svolto per il sostentamento dei più poveri), trasmisero lo studio delle discipline religiose, letterarie e scientifiche. AREA GRECANICA - E' il territorio che si estende sull'estremità meridionale della provincia e comprende Bova, Roghudi, Gallicianò e Roccaforte del Greco. E' l'area dei " Greci di Calabria" nella quale sopravvivono la lingua e le tradizione delle antiche comunità greche che si stabilirono in Calabria.Per molto tempo la lingua parlata fu il grecanico le cui tracce si rinvengono ancora oggi dovunque ( nella segnaletica, nell'idioma degli anziani, nelle antiche nenie ancora in uso in particolari manifestazioni…..)